Nuts and Bolts Review: Sfacciati di Mick Odelli
Esplorare la fluidità dell’identità, rompere le catene delle imposizioni sociali e diventare chi vogliamo essere, senza paura di cambiare.
Il Libro
Sfacciati, di Mick Odelli, pubblicato a ottobre 2024 da Sperling & Kupfer. Da diversi anni, Mick Odelli si occupa di divulgazione nell’ambito della psicologia, delle neuroscienze, della comunicazione e della crescita personale tramite i suoi canali social, principalmente YouTube (ecco il link al suo canale) e i suoi videocorsi. Il libro, il suo primo, sviluppa un pensiero già forte nel suo lavoro divulgativo: è possibile surfare la vita con leggerezza, senza rimanere intrappolati in imposizioni personali e sociali, esplorando e cambiando la nostra identità se quella precedente ci sta stretta o, semplicemente, se desideriamo sperimentare. Attingendo al suo bagaglio di conoscenze, costruito in anni di divulgazione, e alla sua esperienza personale – Mick è, infatti, un esempio vivente di questo ideale – ci accompagna in un viaggio di riflessione sulla nostra identità, sulle nostre costrizioni e sui nostri preconcetti.
I Miei Due Centesimi
Diciamocelo: essere è un casino. Diventare lo è ancora di più perché richiede di essere in due stadi successivi, già di per sé non facile, e tra i due fare un sacco di cose scomode e sfidanti che spesso – ma che dico… sempre – preferiresti non dover fare. “Io penso e quindi, sono”. Secondo gli esperti di meditazione, nulla ci allontana più dall’essere del pensiero, soprattutto quando è indiretto e non intenzionale. Studi recenti indicano che solo il 28% del nostro tempo mentale è realmente speso nel presente, e non sempre in modo intenzionale a giudicare da quello che vedo là fuori. Secondo la neurobiologia, pensare ed essere non sono poi così diversi: pensare, immaginare, attivano gli stessi pattern neurali di fare la cosa a cui si sta pensando. Nella teoria nota come embodied cognition, la dualità tra pensiero ed essere – dal punto di vista fisico – decade perché il nostro sé “mentale” e il nostro sé “fisico” sono fortemente correlati tra loro. Non vi è alcun rapporto di causazione tra pensare ed essere. Noi pensiamo e siamo. Siamo perché pensiamo e pensiamo perché siamo. Ah! Scacco matto, Cartesio.
Tutto questo per dire che, a prescindere da tutto, il casino mentale, le distrazioni e chi più ne ha più ne metta, non possiamo fare a meno di essere. Lascia questa affermazione riposare per un momento nella tua mente. Tu. Non puoi. Fare. A meno. Di essere. Letteralmente, è chiaro: se non fossi… vabbè, così ci incasiniamo, ma ci siamo capiti. Psicologicamente, filosoficamente, metafisicamente, non esistono argomentazioni che possono portare ad una conclusione diversa. Se ne possono immaginare di scenari fantastici in cui non siamo; ad esempio, lo scenario in cui tutto questo, la nostra realtà, è solamente una simulazione di una specie infinitamente più evoluta di noi. Ma, per noi, questo è essere.
Ecco, torniamo sui nostri passi. Essere. Dobbiamo essere e, di conseguenza, dobbiamo trovare il modo più efficace di farlo senza rischiare di diventare matti. Forse, prima, però, dobbiamo definire cosa significa essere. Ecco, anche questo è un casino. La filosofia si scervella da millenni sull’Essere. Ci sono infinite scuole di pensiero e infiniti ragionamenti. Sembra, però, esserci un leitmotiv, un qualcosa su cui molti filosofi sembrano tornare anche se per strade diverse e assegnando dei significati diversi a seconda della propria scuola filosofica di riferimento: una differenza tra essere ed essente. Cercando di evitare riferimenti alle varie filosofie e di non cadere nella tana del bianconiglio dell’essere – che non è esattamente lo scopo di questo scritto, come non lo è del libro – vediamo piuttosto come un ragionamento molto attuale possa aiutarci a comprendere quello che il libro in questione vuole portarci ad abbracciare. L’essere è una potenzialità, un campo di improbabilità infinita – proprio come la Cuore d’Oro – dove tutto quello che può essere esiste in forma potenziale. Non è ancora, fino a quando non viene reso manifesto. Tale manifestazione è l’ente o l’essente, come lo chiama Emanuele Severino. Costui dice: “l’essente in quanto essente è se stesso ed è impossibile che non sia, cioè a dire, in termini negativi, all’ente non compete l’attributo della caducità, della contingenza e in definitiva dell’esser nulla. L’ente in quanto ente è eterno.” Yuval Noah Harari, in 21 Lezioni per il XXI Secolo, esprime un concetto simile, dicendo: “Se riuscite davvero a osservare voi stessi per la durata di un singolo respiro – allora comprenderete tutto.” Per semplificare, possiamo usare una metafora che, oltre a esemplificare questi concetti, ci porti anche all’argomento chiave del libro. La vita è un “essere” perché una vita intera può potenzialmente manifestare qualsiasi cosa e la vita è un viaggio attraverso il quale scoprire questa potenzialità. Tale viaggio viene percorso a piedi ed ogni singolo passo è un essente. Camminando, ogni passo non sarà uguale al precedente anzitutto “perché tutto, in ogni caso, cambia” – come dice Emmanuel Carrère, perché il contesto in cui il passo poggia è cambiato, perché il tempo è trascorso. Il cambiamento, in questo senso, può solo essere accettato o combattuto, ma non può essere fermato. Ecco che arriviamo al punto focale del libro: non sta scritto da nessuna parte che il passo precedente debba essere uguale al successivo. Non abbiamo nessun obbligo di incarnare lo stesso ente che incarnavamo “prima”, di manifestare la stessa parte di essere che abbiamo manifestato fino a “prima”. Posto quindi che non possiamo non essere (anche se adesso, per mantenere la coerenza lessicale, dovremmo dire che: non possiamo non essere un essente), tutto cambia ed il cambiamento è inevitabile e noi siamo parte del flusso di cambiamenti; abbiamo una scelta. Possiamo decidere di vivere una vita piena, completa, esplorativa e soddisfacente in cui ci esploriamo internamente ed in relazione all’ambiente senza la paura di cambiare chi siamo. Oppure possiamo vivere una vita stantia, statica, intrappolati in un’identità non aggiornata, solamente a causa di imposizioni socio-culturali che ci vogliono sempre uguali a noi stessi. Il libro esplora questa possibilità di applicare una mentalità fluida alla nostra identità per giocare ed esplorare in maniera più leggera la vita. Non posso non concludere citando nuovamente Harari: “La creazione accade in ogni momento, e io sono il creatore. Qual è allora lo scopo della mia vita? Creare senso con i sentimenti, con il pensiero, con il desiderio e con l’invenzione. Qualsiasi cosa che limiti la libertà umana di sentire, di pensare, di desiderare e di inventare limita il senso dell’universo. L’ideale supremo è liberarsi da questi limiti.”
Con Le Parole dell’Autore
Là fuori tutto sembra suggerirci che dobbiamo trovare il nostro posto preciso nel mondo, come se qualcuno avesse creato un trono che aderisca perfettamente al nostro fondoschiena, in modo che l'universo, una volta che ci sediamo, ne sia pienamente soddisfatto. Quanto ci faccia male questa cosa, è spaventoso.
Mi fido del prossimo capitolo perché ne sono l'autore.
Risultato = capacità - interferenze
Dal momento che tutto cambia, forse chi si allena di più al continuo cambiamento è avvantaggiato? Una mente abituata a rompere e a ricostruire può stabilire connessioni più articolate che portino in più direzioni?
Se non hai idee, assorbi.
Se hai idee ma non riesci a esprimerle, scrivi.
Se hai idee e la chiarezza per eseguirle, sperimenta.
Se hai fatto, impara a riposare.
Non abbiamo nessun obbligo di essere le stesse persone che eravamo cinque minuti fa. Cambia tutto. Ci spostiamo da una condizione permanente a una temporale. Da un: «Non posso farci nulla» a un: «Sto andando verso quella fase». Da una mentalità fissa a una di crescita. Da fixed mindset a growth mindset.
E se invece ci prendessimo la libertà di non essere nessuno? Di non avere bisogno di essere qualcuno in particolare?
Se ci liberiamo dal peso di dover essere qualcosa di definito nella nostra esistenza, scopriamo un concetto piuttosto potente. Possiamo essere liberi di essere qualunque cosa.
Io non so cosa sono. So cosa sono in questo momento.
Evitiamo di conoscere lati interessantissimi della nostra psiche solamente perché ci siamo ficcati in testa di dover aderire al nostro personaggio principale. E questo perché crediamo di essere i protagonisti di un unico film chiamato vita.
Nulla è più pericoloso di un’identità quando è l’unica che abbiamo.
Conclusioni
Quindi, cosa imparerai da questo libro? Probabilmente non tanto, almeno a livello di nozioni. Ci sono altri spazi curati da Mick e dal suo team dedicati all’apprendimento nozionistico: prima di tutto, il canale YouTube, dove sono disponibili gratuitamente centinaia di video, e successivamente, se non sei ancora sazio, ci sono quattro percorsi di e-learning che si concentrano e approfondiscono quattro argomenti: la comunicazione, l’attenzione, il cambiamento e gli stati mentali. Non fraintendetemi, nel libro ci sono nozioni e concetti, ma il loro scopo è quello di dare solidità al testo, perché il vero focus del libro è un altro. Questo libro ti farà riflettere – e quindi imparare qualcosa su te stesso – su come sei stato, come sei e come deciderai di essere d’ora in avanti. Nonostante il tono quasi giocoso che permea gran parte del testo – uno stile di comunicazione inconfondibile di Mick – si tratta di un libro introspettivo, che deve essere meditato più che semplicemente letto. Ecco, per leggere il libro bisogna prendersi del tempo: tempo di qualità, tempo di riflessione. Nel libro ci sono domande, talvolta poste in modo retorico, e consiglio caldamente di soffermarti su di esse, provando a rispondere.
Leggetelo, ve ne sarete grati!